mercoledì 22 febbraio 2017

Biancaneve nel nuovo millennio

Fiaba, Disneyland, Disney, Parigi

Buongiorno a tutti!
Oggi lascio un piccolo spazio sul blog a mia figlia Alice.
Come compito per casa doveva reinventare  la storia di Biancaneve in chiave moderna. Il suo racconto mi ha lasciata piacevolmente sorpresa e mi ha anche divertita, così ho pensato di proporlo sul mio blog. Buona lettura!



Biancaneve stava aggiornando il suo blog, quando le arrivò un messaggio da un profilo sconosciuto. Nel messaggio c'era scritto che chi stava scrivendo era il principe azzurro, gli rispose subito scrivendo che lei era Biancaneve ed era proprio in cerca di lui.
Per tutto il pomeriggio si scrissero dicendosi di tutto e di più.
Alla fine il principe le chiese se il pomeriggio dopo voleva andare alla scogliera con lui fino al tramonto (il punto più romantico della giornata). Biancaneve ovviamente accettò e l'indomani era tutta indaffarata con le preparazioni: il vestito, i capelli, le scarpe, i braccialetti, le collane e gli anelli... voleva proprio essere bellissima.
All'appuntamento arrivò puntuale e il principe la stava aspettando. Era un po' strano, non se lo immaginava così: era gobbo, basso e grasso e non era affatto vestito di azzurro ma di nero, il colore meno indicato per un appuntamento.
Quando Biancaneve gli si avvicinò, il principe fece una cosa molto strana, la prese per i polsi e glieli legò con una corda, stretti stretti. Poi il principe si tolse qualcosa dalla faccia, e Biancaneve urlò di spavento... infatti era la matrigna cattiva.
Presa dallo sconforto Biancaneve iniziò a urlare, così, per farla stare zitta, la matrigna le ficcò in bocca una mela, poi la tirò verso la scogliera.
I nani, tornati a casa dal lavoro stanchi e affamati, chiamarono Biancaneve a gran voce ma di lei non c'era traccia. Allora entrarono in camera sua e scoprirono che aveva lasciato il computer acceso. Così, mentre Cucciolo provava a chiamarla, Brontolo e gli altri guardarono nel suo computer. Cucciolo non riuscì a rintracciare Biancaneve, così aiutò gli altri a cercare informazioni su dov'era. Nel computer trovarono aperta la pagina del blog e scoprirono tutta la conversazione con il principe. Ma leggendo i messaggi capirono che c'era qualcosa che non andava: i principi azzurri adoravano l'alba, non il tramonto.
Perciò corsero subito dove il messaggio diceva che si sarebbero incontrati il principe e Biancaneve e scoprirono infatti che la matrigna aveva buttato giù Biancaneve dalla scogliera. I nani ,arrabbiati e sconsolati insieme, si avventarono sulla donna e dopo un paio di calci per bene riuscirono a buttare giù anche lei dalla scogliera. Mentre cadeva gridavano " Hai fatto cadere giù Biancaneve e tu hai fatto la stessa fine, chi semina il male raccoglie il male." Poi corsero subito giù da Biancaneve, giaceva a terra inerme. Le si avvicinarono timorosi sapendo già le sue condizioni, quando sentirono il rumore di zoccoli. Era arrivato il principe, e stavolta il vero principe azzurro, che immediatamente scese dal suo cavallo e andò incontro ai nani. Preso dalla disperazione si accostò a Biancaneve e non si trattenne: la baciò, pur sapendo che non poteva più salvarla.
E invece dopo i primi attimi Biancaneve si svegliò. Tutti erano contenti e il principe volle per forza portarla al suo castello per festeggiare anche insieme ai nani.
Perché l'amore vince sempre, in qualsiasi circostanza. Ma la prossima volta Biancaneve starà attenta a non esporsi troppo su internet e a essere presente nella realtà.
E vissero tutti felici e contenti.

Alice Bigucci (10 anni)

venerdì 10 febbraio 2017

La mia esperienza da self-publishing

Buongiorno a tutti!
Oggi volevo riflettere con voi sul self-publishing, raccontandovi anche la mia esperienza, che immagino sia simile a tante altre.
Ho cominciato a scrivere il mio primo romanzo nell'ottobre del 2014 e l'ho pubblicato sulla piattaforma di Amazon a fine marzo 2015. Quella volta non avevo ancora un editor che collaborava con me, dunque ammetto che l'opera presentava alcuni difetti ed errori. Per tanto tempo ho cercato una piccola casa editrice che mi pubblicasse senza contributo. Non mi importava tanto il guadagno, ma speravo di ottenere un editing ben fatto, in modo che l'opera fosse corretta.
Qualcuno ricorderà l'esperienza in cui sono incappata con il Gruppo Albatros. Non sapendo che fosse una casa editrice a pagamento avevo inviato il romanzo anche a loro. Neanche un mese dopo mi è arrivata una gran busta e, lì per lì, mi sono illuminata di gioia; poi, leggendo il contratto... beh, volevano un "contributo" di 3600 euro. (Cifra che da self con 5 libri online non ho mai visto nemmeno da lontano).
Poi mi è capitata un'altra casa editrice che chiedeva un contributo di 400 euro per l'editing e la cover di "Destini Ingannati". Al contrario del Gruppo Albatros mi hanno mandato una scheda di valutazione che dimostra la lettura del testo. Dopo averci pensato attentamente, ho risposto che non volevo pubblicare con contributo e pensavo che la questione fosse chiusa. Invece mi hanno proposto di rinunciare all'editing per avere un sostanziale sconto, mi pare dovessi pagare sui cento euro. Ma allora mi sono chiesta: "Questi mi pubblicano anche senza editing?!", e ho concluso di aver fatto bene a non cedere i diritti.
Forse vivrò ancora nel mondo dei sogni, ma una casa editrice, piccola o grande che sia, non dovrebbe credere e investire in pochi autori di cui ritiene le opere valide per la vendita? Invece l'impressione che ho avuto è che molte si accontentano anche di alcune centinaia di euro, ma poi ti lasciano in balìa di te stesso (senza editing o con un editing poco curato, senza pubblicità...).
Fatte queste considerazioni mi sono detta che allora è meglio il self-publishing, dove sono consapevolmente in balìa di me stessa: devo provvedere all'editing, alla cover e alla pubblicità.
Può un autore fare tutto questo? Si cerca di farlo nel migliore dei modi, ma se ho la testa nella scrittura di un romanzo non trovo il tempo per farmi pubblicità, interagire con altri autori, scrivere articoli sul blog, chiedere recensioni... trascuro per forza qualcosa.
Devo ammettere che da quando collaboro con Emanuela per l'editing dei romanzi, il self-publishing ha acquisito per me un valore diverso. Il fatto di pubblicare un'opera visionata da una professionista e rielaborata insieme a lei nel mio stile, mi dà maggior gratificazione; so di mettere online un'opera che ha una sua dignità, al di là del fatto che possa piacere o meno.
Avere un editor vuol dire risolvere il problema della presentazione stilistica del romanzo, uno degli aspetti che, per i propri autori, cura la casa editrice.
Resta sempre il "problema" di riuscire a farsi conoscere e ci si prova chiedendo recensioni ai  numerosi e gentilissimi blog che collaborano con noi self, spammando qualcosa su facebook, regalando gli ebook tramite la piattaforma di Amazon... altri metodi non li conosco.
C'è sempre la speranza di trovare qualcuno che creda in quello che scrivo, ma non so dire se avere una piccola casa editrice alle spalle possa dare una sicurezza maggiore rispetto al self-publishing. Devo ammettere che, forse per le proposte che ho avuto, faccio fatica a fidarmi.
Per ora, dunque, continuerò il mio percorso da self affiancata dalla mia editor, nel futuro si vedrà...

Ogni libro che si scrive è già in sé un'esperienza che arricchisce l'autore emotivamente e stilisticamente, ma soprattutto mi fa stare bene. Dunque su questo non ho riserve: scrivere, scrivere, scrivere...

E voi? Avete avuto qualche esperienza con piccole case editrici? Come vi siete trovati? Vi va di raccontarmi la vostra storia?

venerdì 3 febbraio 2017

Editing: la mia esperienza

Buongiorno a tutti!
Stanotte mi sono soffermata a riflettere sull'editing.
In realtà tutto è nato da una riflessione personale. Attualmente, pubblicando come self su Amazon, posso permettermi di portare avanti la passione per la scrittura senza alcun costo. Ciò che guadagno è la cifra che mi occorre per editare il romanzo successivo. E' vero che la stesura di un romanzo comporta anche tanti sacrifici, non è certo tutto rose e fiori, ma in sé scrivere è un desiderio profondo, non lo si fa per soldi, in quel caso le storie non avrebbero l'anima.
Dunque pensando alla scrittura come a una passione che mi rende felice mi sono chiesta: "Quante persone non spendono nulla per fare ciò che gli piace?"

Non solo. Quando ho pubblicato la mia prima opera "Celeste", non ci ho messo solo il cuore, ma anche tutto l'impegno e la dedizione che potevo. L'ho riletto innumerevoli volte ad alta voce, parola dopo parola, alla ricerca di ogni più piccolo refuso. Ho fatto quasi tutto da sola; mia mamma e un'amica hanno letto il romanzo evidenziando gli errori che vedevano.
Non posso biasimarmi, quella volta ho fatto il possibile per i mezzi e le conoscenze che avevo. Le cifre che sentivo in giro per l'editing erano da capogiro e non ho mai voluto investire nulla a priori. (Questa è una scelta personale che dipende dal fatto che ho una famiglia con tre bambini: il mio primo pensiero va a loro).
Nonostante la storia di Celeste sia stata apprezzata, le critiche mi hanno fatto piangere, mi sono sentita inadeguata e frustrata. Apro e chiudo una parantesi: le critiche negative sono il più grande aiuto che noi autori possiamo avere. Quella sensazione di dispiacere per non essere arrivati al lettore è una spinta formidabile per mettersi in gioco più di prima. Anche le critiche cattive, quelle che arrivano solo per ferire, fortificano l'autore e lo spingono a dare di più.

Perché scrivere non è una sfida con le altre autrici a chi vende di più, scrivere è una sfida con se stessi! L'autore si emoziona a scrivere, ma non è semplice trasmettere quello che sente, beh, può farlo sempre meglio, può cercare e perlustrare migliaia di strade per arrivare al cuore del lettore; l'autore migliora il suo stile romanzo dopo romanzo, perché c'è sempre un modo più semplice ed efficace per formulare una frase.

Nel mio caso ho avuto la fortuna di conoscere una editor che lavora con passione e che mi ha agevolata con i prezzi, cosicché ciò che avevo guadagnato mi è bastato per editare anche i romanzi già pubblicati, usciti così in una seconda edizione.

Nello specifico vorrei raccontarvi cosa significa editare un testo con un professionista, lungi da me dare una spiegazione ufficiale, vi dico soltanto come lavoro insieme a Emanuela.
Quando termino un romanzo, (in genere i miei tempi di stesura sono brevi: comincio a scrivere solo quando ho in mente tutta la storia), inizia la revisione personale. Mi rileggo il testo finché non mi dico: "Ecco, se non ci fosse la mia editor, pubblicherei così". (Bugia: una/due volte in più lo rileggerei, in vista della pubblicazione divento paranoica).
Non appena lei lo prende in mano inizia a studiare tre o quattro capitoli a settimana, sì secondo me li studia proprio. Quando mi ritornano indietro ci sono innumerevoli commenti riferiti ai vari tratti: "Prova a riformulare, non si capisce cosa intendi", "Metterei diverso, la frase sembra slegata dal resto", "In che senso Grigio capisce tutto di lei? Come fa Niki a intuirlo se lui non parla?". Inoltre ci sono le correzioni che effettua direttamente lei, (modifiche, snellimenti, riformulazioni, correzioni grammaticali, punteggiatura, tutto...), che io posso approvare e correggere oppure rifiutare.
Dopo aver pensato che è la volta buona per tirarle una ciabatta, mi armo di tanta pazienza e mi sforzo per migliorare ciò che ho scritto. (Quante parole inutili ficchiamo dentro le frasi noi autori! Quante cose diamo per scontate!).
Le invio tutte le frasi corrette via email e man mano che mi dà l'ok diventano sempre meno, sì perché capita che una frase debba riformularla più e più volte.
Terminati in questo modo tutti i capitoli del romanzo iniziamo la seconda parte.
L'editor rilegge tutto il romanzo dall'inizio alla fine e mi rimanda il testo con le nuove correzioni. Questa volta sono meno e di solito poco impegnative. Correggo e inizio la mia lettura di revisione.
Nell'ultima fase le letture fra editor e autore vengono alternate, (della serie 4 occhi sono meglio di 2!), per trovare gli errorini più infidi, fino a quando non ci sentiamo pienamente soddisfatte del risultato.

Questo per dire che farsi aiutare da un professionista per editare i propri romanzi non vuol dire "pago e lui mi risolve tutti i problemi", al contrario è essenziale una collaborazione continua e direi anche tanto affiatamento.

E alla fine qual è il guadagno dell'autore in tutto questo? Non solo un romanzo ben editato, permettetemi di dire che quello è il meno. Ciò che vale davvero è quello che io autore ho appreso dal percorso di revisione di quel romanzo, perché ciò che si impara diventa nostro e nessuno potrà più portarcelo via.